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Quando l’orecchio fischia…


A tutti è capitato di avvertire un fischio all’orecchio che dura qualche secondo e poi scompare misteriosamente come è apparso. Talvolta può però succedere che quel rumore divenga ininterrotto per mesi e anni, assumendo le sembianze di una presenza invadente e fastidiosa. In questo caso si parla di acufene o tinnitus, definito appunto come la percezione di un rumore nelle orecchie o nella testa in assenza di una sorgente sonora esterna.

Tradotto in termini più semplici, le persone affette percepiscono ronzii, fischi, fruscii continui che paiono generati nell’orecchio stesso e che purtroppo possono talvolta arrivare a disturbare lo svolgimento delle normali attività quotidiane come leggere, studiare, concentrarsi su qualcosa, dormire. Fortunatamente solo in una minoranza di casi il fastidio è tale da dover ricorrere allo specialista audiologo o otorinolaringoiatra: delle persone colpite, secondo recenti dati, una percentuale che oscilla tra il 12 e il 15% si rivolge al medico.

Quando però l’acufene diventa invasivo al punto da compromettere la qualità della vita del paziente, una visita medica con esami audiologici approfonditi è consigliabile. Fra le cause più comuni vi sono le alterazioni della funzione dell’orecchio, in particolare quello interno, come la presbiacusia, che altro non è che il fisiologico decadimento uditivo localizzato sulle frequenze acute dovuto all’età, i traumi acustici e i barotraumi, la pregressa esposizione a rumore di forte intensità per periodi prolungati, le problematiche posturali conseguenti per esempio a colpi di frusta o a modifiche recenti dell’occlusione dentaria, le patologie del sistema dell’equilibrio, ecc. Occorre specificare che l’acufene spesso riconosce un’origine multifattoriale: esso è un sintomo, più che una malattia, un modo che l’orecchio ha per segnalare che sta accadendo qualcosa che ha alterato lo stato di equilibrio del sistema uditivo. E tale alterazione spesso risulta dall’azione sommata di più concause.

Lo scopo iniziale della visita medica, che deve prevedere un racconto dettagliato della storia clinica del paziente, è risalire all’intreccio di tali cofattori. Naturalmente al colloquio tra medico e paziente si associa una serie di esami clinici: l’esame audiometrico tonale e vocale, l’impedenzometria e lo studio delle otoemissioni acustiche, a cui in casi selezionati si aggiungono i potenziali evocati uditivi e le indagini radiologiche. Nel momento in cui si è indagato a fondo lo stato di salute dell’orecchio e dell’intera via uditiva, che trasporta l’informazione acustica fino alla corteccia cerebrale e quindi alla nostra coscienza, si opta per il più adeguato approccio terapeutico.

Va precisato che, secondo i dati clinici degli studi scientifici, solo in una minima percentuale di pazienti i farmaci hanno una utilità, e si tratta in genere di coloro i quali stanno sperimentando l’acufene da pochi giorni o settimane. Nella maggioranza dei casi le terapie mirano alla risoluzione delle cause che hanno provocato l’insorgenza dell’acufene oppure ad una rieducazione uditiva che ristabilisca un corretto rapporto di percezione del mondo sonoro, che risulta macroscopicamente alterato in questi pazienti e il cui bilanciamento è in grado di neutralizzare in modo pressoché completo l’invasività ed il fastidio legati a questo sintomo.

Purtroppo quando si ha a che fare col mondo degli acufeni una delle difficoltà da parte dei medici nel trattare i pazienti è la sfiducia che li caratterizza, in parte dovuta a molti colleghi che spesso li hanno liquidati in precedenza con un “se lo tenga, non si può far nulla”, informazione spesso errata, in parte al mondo di internet dove circolano le fake news più fantasiose a questo riguardo. A seconda degli approcci terapeutici utilizzati, parecchi studi scientifici ufficiali confermano l’efficacia delle terapie nell’80% dei casi, per cui vale senz’altro la pena, prima di disperare, di rivolgersi ad uno specialista esperto che possa formulare la diagnosi e prescrivere, di conseguenza, un adeguato iter terapeutico.


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